Riportiamo le considerazioni pubblicate sul sito AIB l'8 marzo 2020 dal presidente dell'AIB Rosa Maiello circa la situazione d'emergenza da Coronavirus e i provvedimenti previsti per le biblioteche italiane.
Nuovo DPCM sull’emergenza da coronavirus e alcune informazioni e considerazioni
Oggi è stato emanato un nuovo DPCM (dpcm 8 marzo 2020, n. 14266, http://www.governo.it/it/articolo/coronavirus-firmato-il-dpcm-8-marzo-2020/14266>) che, oltre a estendere e rafforzare a tutte le Regioni più colpite dal coronavirus le misure di sicurezza previste inizialmente per 11 Comuni, prevede all’art. 2 lettera d) la sospensione dell’apertura al pubblico dei musei e degli altri luoghi della cultura di cui all’art. 101 del Codice dei beni culturali e del paesaggio (decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42). In questa categoria, come chiarito nel precedente comunicato, rientrano le biblioteche di tutte le tipologie (civiche, pubbliche statali, di università e istituti di ricerca e altre).
L’AIB invita tutti i colleghi e i datori di lavoro al rispetto di questa disposizione.
A nostro parere, trattandosi di una misura volta anzitutto a limitare al massimo le occasioni per uscire da casa, sarà molto opportuno che i datori di lavoro assicurino – come previsto da numerose disposizioni anche in rapporto all’attuale emergenza – la possibilità di optare per forme di telelavoro o di smart working a coloro che viaggiano su mezzi pubblici o, nelle grandi città, si recano a piedi al lavoro percorrendo strade affollate. Le biblioteche attrezzate per farlo potranno continuare a erogare servizi a distanza e auspichiamo che in questa occasione possano studiare modalità sostenibili per potenziarli, nei limiti consentiti dalle norme in materia di diritto d’autore, da applicare con attenzione e ragionevolezza in rapporto alle esigenze di tutela del diritto allo studio e alla ricerca.
Ci sembra utile poi riferire di recenti attività svolte dall’AIB riguardo all’emergenza.
Il 4 marzo scorso il COLAP – Coordinamento libere associazioni professionali ha preso parte a un incontro presso il MiBACT per discutere dell’attuale situazione di emergenza da coronavirus e degli effetti che questo sta producendo sul mondo professionale afferente ai beni culturali e al turismo. Per quell’incontro l’AIB, attraverso un documento redatto due giorni prima da Francesca Cadeddu, che ci rappresenta in seno al Consiglio direttivo del COLAP, ha segnalato l’avvenuta chiusura delle biblioteche delle Regioni Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Liguria, Piemonte, Veneto a partire dal 24 febbraio e di quella, di qualche giorno successiva, delle biblioteche dell’Emilia-Romagna (probabilmente a seguito del vibrato appello della Sezione regionale AIB https://www.aib.it/struttura/sezioni/emilia-romagna/2020/79478-lettera-alla-presidenza-regionale-emilia-romagna/>), che inizialmente erano state escluse quale espressa eccezione dall’ordinanza regionale di chiusura di varie strutture pubbliche pur riferita a tutti gli istituti culturali.
Visto inoltre il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 1 marzo u.s. recante nuove misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza da COVID-19 e volto ad armonizzare le decisioni adottate localmente nei giorni precedenti anche nelle altre Regioni, AIB ha fornito informazioni e indicazioni sulle soluzioni subito adottate dalle biblioteche nel predisporre modalità di somministrazione dei servizi di base che rispettassero le disposizioni del DPCM in questione (contingentamento, rispetto delle distanze di almeno un metro, uso dei guanti ecc.). In particolare, è stata rimarcata l’attenzione posta da molte biblioteche sull’obiettivo di riorganizzare gli spazi e i servizi in funzione dell’emergenza al fine di contemperare la tutela della salute con i bisogni di fruizione di collezioni e servizi.
Per completezza, ricordiamo che l’art. 1 del DPCM del 1° marzo u.s. disponeva la chiusura degli istituti e luoghi della cultura per soli 11 Comuni, mentre per tutti gli altri prevedeva, all’art. 2, lettera f), la “apertura al pubblico dei musei e degli altri luoghi della cultura di cui all’art. 101 del Codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, a condizione che detti istituti e luoghi assicurino modalità di fruizione contingentata o comunque tali da evitare assembramenti di persone, tenendo conto delle dimensioni e delle caratteristiche dei locali aperti al pubblico, e tali che i visitatori possano rispettare la distanza tra loro di almeno un metro”.
Nel documento inviato al COLAP, l’AIB aveva segnalato la necessità di applicare il DPCM assicurando in ogni caso tutela della salute del personale addetto ai servizi al pubblico con le appropriate misure di prevenzione e/o contenimento dei rischi e di garantire – sempre in condizioni di sicurezza – lo svolgimento di attività di aggiornamento professionale.
La nota si chiude con l’impegno al rispetto e alla diffusione dell’informazione sulle misure governative nazionali e locali di prevenzione dei rischi.
Successivamente, il 6 marzo u.s., l’AIB ha diffuso un comunicato https://www.aib.it/attivita/2020/79849-comunicato-covid19-biblioteche/> in cui si riassumono i contenuti del DPCM, chiarendo che per istituti e luoghi della cultura sono da intendersi anche le biblioteche di qualsiasi tipologia e i servizi minimi da assicurare (tranne negli 11 Comuni di cui all’allegato 1 al DPCM) alla luce di tale atto, richiamando pur sempre le misure di prevenzione ormai note.
Tale comunicato è stato interpretato da alcuni come una presa di posizione a favore dell’apertura incondizionata delle biblioteche indipendentemente dai rischi da prevenire e ciò ha scatenato una violenta polemica sui social. Si tratta di letture superficiali e poco attente al testo, il cui obiettivo era e resta di informare su come regolarsi in ottemperanza alle disposizioni governative, adottando le soluzioni sostenibili a tal fine da parte degli istituti e dello staff. Abbiamo omesso di precisare che nei casi in cui non sia possibile assicurare l’apertura con applicazione delle misure di prevenzione stabilite dal DPCM, è chiaro che il servizio deve essere sospeso. Ma questa è un’eccezione, non la regola.
Non abbiamo ritenuto di invocare la chiusura generalizzata di tutte le biblioteche su tutto il territorio nazionale e indipendentemente dalle condizioni di sicurezza che riuscivano ad assicurare, poiché in linea di principio ci fidiamo della commissione di esperti in materia, quali noi non siamo, che ha ispirato il provvedimento del 1 marzo u.s. In Italia numerose biblioteche si sono attrezzate per rispondere alle misure di sicurezza previste, nonché alle indicazioni ulteriori dei loro uffici sicurezza, riuscendo a garantire servizi almeno a un livello minimo a quanti hanno urgenza, per i loro studi e il loro lavoro, di consultare materiale non altrimenti disponibile, o di ottenere indicazioni su come reperirlo. In molte sedi si è constatato che l’utenza si è spontaneamente contingentata, nel senso che l’affluenza e le richieste di prestito sono drasticamente diminuiti, probabilmente perché gli utenti che non hanno urgenze e scadenze hanno scelto di aspettare la fine dell’emergenza. Ci ha rallegrato anche sapere che molte biblioteche, in occasione dell’emergenza, sono riuscite a inventare nuove soluzioni e nuovi servizi per superare gli ostacoli esistenti.
Ora che le nuove misure di sicurezza prevedono la chiusura totale e generalizzata, ne prendiamo atto nella certezza che sono state ponderate come le precedenti e le osserveremo.
Ma una critica che ci è stata rivolta da alcuni bibliotecari che hanno affermato che le biblioteche non sono servizi essenziali la assumiamo appieno: è vero che per l’AIB, da sempre, e per ciascuno di noi componenti del Comitato esecutivo nazionale in carica, alla luce della nostra esperienza di bibliotecari sul campo, le biblioteche, tutte le tipologie di biblioteche, le civiche come quelle di ricerca e quelle di conservazione, e i servizi culturali, come del resto le scuole, sono essenziali al pari della sanità e dei trasporti. Ciò non significa che una biblioteca debba essere aperta a qualsiasi costo, e tantomeno a costo della salute delle persone, ma significa che una biblioteca chiusa rappresenta un costo sociale notevolissimo (molti di noi se ne accorgeranno a partire da domani quando arriveranno le proteste degli utenti), sebbene spesso non calcolato, da limitare allo strettissimo necessario.
Il Presidente nazionale AIB
Rosa Maiello
Roma 8 marzo 2020