CCE e CDD: punti in comune e differenze

La CCE (Classificazione commerciale editoriale), basata sulla BIC (Book Industry Communication) è una catalogazione editoriale utilizzata in Italia nel settore dell’editoria per poter classificare e categorizzare a livello di contenuto la produzione libraria. Essa può essere eseguita in prima battuta dagli editori stessi oppure essere inserita da Informazioni Editoriali che si occupa della gestione e dell’inserimento di metadati in Alice, il catalogo dei libri in commercio. Grazie alla CCE i rivenditori online, i cataloghi editoriali e le librerie possono creare scaffali tematici, ordinare i propri prodotti secondo argomento e tipologia di materiale ma soprattutto la CCE è fondamentale per le classifiche editoriali e i dati statistici.

L’utilizzo è paragonabile a quello della CDD in biblioteca e anche il funzionamento è simile grazie alla presenza di macroclassi di argomento che contengono poi sottoclassi sempre più specifiche. Se ne discosta nell’uso principalmente su due elementi:

- la CDD preveda l’inserimento di un singolo codice mentre la CCE ne permetta più di uno per poter esprimere tutti gli aspetti contenuti nell’opera.

- la CDD permette la creazione di nuove classi grazie all’utilizzo delle tavole mentre la CCE non genera nuovi codici ma per coprire i vari aspetti utilizza più codici e i qualificatori (eccezione per le estensioni nazionali dei qualificatori).

 

È d’obbligo però sottolineare un aspetto da non sottovalutare quando si parla di CCE, soprattutto se paragonata alla CDD: la CCE è una catalogazione editoriale, dunque segue le logiche di mercato e gli interessi ricavati dalle vendite di certe tipologie di libri o argomenti. E’ uno schema di classificazione creato a “posteriori” dunque non è una catalogazione dell’intero sapere umano a priori (come lo è la CDD o altre tipologie di catalogazione biblioteconomica) e di conseguenza non deve stupire il fatto che alcuni argomenti siano molto dettagliati e a volte provvisti di specifiche proprie dell’interesse commerciale e del momento (es. Cucina di cuochi famosi, Libri con personaggi ecc.) mentre altre aree, solitamente ben strutturate e sviluppate nel mondo della catalogazione bibliotecaria, siano invece ridotte a una manciata di codici.

 

Una cosa che invece la CCE e la CDD hanno in comune è la forte impronta occidentale, nello specifico inglese/americana, poiché entrambe nascono nel mondo anglosassone: la Classificazione decimale Dewey ideata dal bibliotecario statunitense Melvil Dewey negli anni 70 dell’Ottocento, la CCE dalla traduzione della BIC-Book Industry Communication utilizzata nel Regno Unito. Questa impronta è molto forte e presente nella gerarchia e nei codici, basti notare il codice E -Insegnamento della lingua inglese, o la sottoclasse religione che prevede un ampio numero di codici per le varie sfaccettature del Cristianesimo rispetto ad altre religioni raggruppate in macroaree generiche.  Se però la CDD ormai è “cristallizzata” nella sua struttura, l’interesse commerciale ed economico volto a migliorare la comunicazione di dati e informazioni editoriali tra partner commerciali di tutto il mondo ha portato negli ultimi anni alla creazione di Thema, un sistema di catalogazione universale, già ampiamente in uso in diversi paesi con ottimi risultati, che supera le barriere linguistiche e le impronte nazionali

In Italia la maggior parte delle banche dati editoriali utilizza ancora la CCE ma Informazioni Editoriali, punto di riferimento per la fornitura di dati bibliografici, da più di un anno utilizza Thema.

 


Pubblicato in CONOSCENZE il 08/07/2021

Tags: CATALOGAZIONE, CCE, CDD

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