La fine è il mio inizio

Abbiamo iniziato questa prima settimana di fine lockdown con una bibliografia di romanzi apocalittici e, come tipico di queste genere, vogliamo concludere la settimana con uno sguardo più ottimista proponendo una serie di saggi che spiegano come da ogni sgretolamento della concezione del mondo, ci sia sempre un nuovo inizio.

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La fine della fine della terra

Franzen, Jonathan
Editore: Einaudi
Reparto SCIENZE SOCIALI
Sottoreparto SOCIETA', COMUNICAZIONE, MASS MEDIA
Che differenza c'è fra un tweet dell'«attuale presidente degli Stati Uniti» e un saggio come quelli cui da sempre Jonathan Franzen si dedica fra l'uno e l'altro dei suoi romanzi? Si tratta in entrambi i casi di «micronarrazioni personali e soggettive», eppure puntano in direzioni diametralmente opposte. Se i 280 caratteri con cui Trump bombarda i suoi follower mirano a semplificare la realtà, il saggio letterario produce, o dovrebbe produrre, l'effetto contrario: esplorare, comprendere e illustrare la complessità. È il risultato che Franzen ottiene in ognuno dei sedici testi raccolti in questo libro. Testi che, pur toccando una molteplicità di argomenti, sono legati da un evidente filo rosso. Chiunque abbia letto "Le correzioni", "Libertà" o "Purity" ritroverà in queste pagine la vivace intelligenza dell'autore, la sua volontà di mettersi continuamente in discussione, il suo ostinato desiderio non solo di capire il mondo che lo circonda, ma di cambiarlo per il meglio, anche quando tutto parrebbe indicare che quel mondo stia correndo verso l'apocalisse. E così, col suo stile sempre pacato e meditato, col suo approccio sempre schivo e trattenuto, Franzen finisce per spingersi «alla fine della fine della terra», ad esempio stringendo amicizia con uno degli scrittori americani più radicali e intrattabili degli ultimi decenni, William Vollmann, di cui in queste pagine viene fornito un indimenticabile ritratto, oppure piazzandosi sul ponte di una nave diretta verso l'Antartide, «esposto al vento pungente e agli spruzzi salmastri, lo sguardo fisso nella nebbia o nella luce abbagliante», nella speranza di intravedere un pinguino imperatore. Perché, come recita il titolo di uno dei più accorati fra questi saggi, «gli uccelli sono importanti». Gli uccelli infatti, che si tratti di un colibrì che attraversa in volo il Golfo del Messico, di un falco pellegrino che si tuffa in picchiata a trecentosessanta chilometri all'ora o di un albatro che si libra solitario a centinaia di miglia da qualunque altro membro della sua specie, fanno «quello che tutti vorremmo saper fare, ma che ci riesce solo in sogno». Un po' come la letteratura.
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Gli immortali. Storie dal mondo che verrà

Giuliani, Alberto
Editore: Il saggiatore
Reparto SCIENZE SOCIALI
Sottoreparto SOCIETA', COMUNICAZIONE, MASS MEDIA
«Anni fa, sulle rive del lago Bajkal, in Siberia, una donna mi lesse la mano. E un paio di anni dopo un bramino della città sacra di Vrindavan, in India, guardò nel mio futuro. Entrambi mi raccontarono delle stesse gioie che mi avrebbe riservato la vita. E della morte. Prematura e violenta. Che dovrebbe cogliermi tra poco. Alcune tra le cose predette si sono avverate. Altre non saprei. Le parole si sono perse nel tempo insieme alle cose a cui non do importanza. Ma con l'avvicinarsi di quell'appuntamento mi sono ritrovato a concentrarmi su un errore della divinazione. La donna con la quale ho avuto un bambino sarebbe dovuta essere una conoscenza d'infanzia. Impossibile, perché Francesca viveva dall'altra parte d'Italia e ci siamo conosciuti a Parigi appena qualche anno fa. La scorsa estate ho trovato una fotografia scattata nell'inverno del 1984 in un rifugio delle Dolomiti. Mi ritraeva a nove anni mentre il maestro di sci mi consegnava una medaglia per la mia prima gara vinta. Tra i bambini ai piedi del podio c'era quella che oggi è diventata la madre di mio figlio. Ho preso quel fatto come una coincidenza, ma partendo da quelle profezie ho iniziato a voler conoscere il futuro dell'umanità, alla ricerca, magari, di qualche indizio sul mio domani. Ho incontrato gli astronauti della NASA diretti su Marte, i padri della robotica umanoide in Giappone e gli uomini che si congelano in attesa di una nuova vita. Ho vissuto con i guardiani del clima al Polo Nord, parlato con gli scienziati che stanno costruendo un sole artificiale più potente di quello naturale e incontrato i politici che per salvare la biodiversità la chiudono in un bunker. Ho visto persone pronte all'apocalisse, mangiato pesci transgenici e verdure che non esistono in natura. Incontrato ricercatori che clonano, tagliano e cuciono DNA ai limiti dell'eugenetica. Ho cercato in tutti una guida e risposte alle mie domande sul futuro. Ma anche loro, come me, volevano trovare solo la via per vincere la morte. Alla fine di questo viaggio, sono tornato nuovamente nell'antica città di Vrindavan, in India. Per cercare quel bramino e chiedergli se l'unico modo per vivere una vita degna non sia accettarne la fine.»
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La grande livellatrice. Violenza e diseguaglianza dalla preistoria a oggi

Scheidel, Walter
Editore: Il mulino
Reparto SCIENZE SOCIALI
Sottoreparto SOCIETA', COMUNICAZIONE, MASS MEDIA
Si può trovare una cura per la disuguaglianza che non sia peggio della malattia? Da quando gli esseri umani hanno iniziato a coltivare la terra, ad allevare bestiame e a trasmettere i loro beni ai figli, si è realizzata una ripartizione squilibrata delle risorse: in altri termini, la concentrazione del reddito ha proceduto di pari passo con la civilizzazione. Nel corso di migliaia di anni, solo quattro «forze» - come i cavalieri dell'apocalisse - si sono mostrate efficaci nel ridurre la disuguaglianza: le grandi guerre, il fallimento degli stati, le rivoluzioni e le epidemie. Tutti eventi traumatici. Oggi la violenza che ha limitato la disuguaglianza nel passato sembra essere diminuita, ma che ne è delle prospettive per un futuro più equo? Le politiche attuate negli ultimi cinquant'anni per combattere il fenomeno non hanno dato risultati concreti: al contrario, le disparità di reddito sono aumentate quasi ovunque nei paesi occidentali. Un certo grado di disuguaglianza, che la stabilità e l'economia di mercato comportano, è forse il prezzo da pagare per vivere pacificamente?
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Letteratura e ecologia. Forme e temi di una relazione narrativa

Scaffai, Niccolò
Editore: Carocci
Reparto NARRATIVA
Sottoreparto STUDI LETTERARI
Le questioni ecologiche occupano uno spazio centrale nell'esperienza e nell'immaginario della contemporaneità. L'ecologia è divenuta una struttura di senso, rispetto alla quale individui e società orientano i propri valori e costruiscono le proprie rappresentazioni. In tale contesto, la letteratura ha un ruolo essenziale: l'idea di ambiente e le forme di relazione tra uomo e natura, infatti, sono state fissate specialmente attraverso i testi letterari. In un duplice senso: da un lato, il discorso ecologico ha adottato costruzioni tipicamente narrative; dall'altro, la letteratura ha trovato nell'ecologia argomenti attuali (per esempio, il dilagare dei rifiuti o la contaminazione tra paesaggi urbani e naturali nelle aree periferiche delle grandi città) ed elementi per rinnovare temi classici (la ricerca di un'armonia con la natura o, all'opposto, il timore di una prossima apocalisse). Il volume interpreta la relazione tra la tematica ambientale e i dispositivi formali che la modellano, mettendo a confronto le prospettive ecologiche presenti in opere rappresentative della letteratura mondiale e l'idea di natura ereditata dalla tradizione.
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La paura in Occidente. Storia della paura nell'età moderna

Delumeau, Jean
Editore: Il saggiatore
Reparto SCIENZE SOCIALI
Sottoreparto STORIA
Paura degli spiriti dei morti. Paura delle tenebre. Paura delle tempeste. Paura delle bestie feroci. Paura del mistero femminile. Paura di sciagure, carestie, cataclismi, epidemie. Paura dell'ira di Dio, dell'apocalisse. E allora dagli all'untore. E allora avanti con la caccia alle streghe. L'uomo ha sempre avuto bisogno di individuare qualcuno da temere (e punire) per dominare l'angoscia ancestrale. La paura ha governato la storia umana nei secoli dei secoli. Jean Delumeau scrive la storia della paura in Europa tra XIV e XVIII secolo: indaga le attrezzature mentali della società preindustriale e scova una nebulosa anonima, onnipresente e persistente che, in forme più o meno consapevoli, ha costituito il basso continuo, il nerbo dei modelli di comportamento - in breve, la radice di tutte le pratiche culturali dell'Occidente. Perché la paura è un dispositivo essenziale per sottrarsi ai pericoli e sfuggire provvisoriamente alla morte; ma protratta all'infinito e nell'indefinito diventa una minaccia per l'equilibrio psichico individuale e collettivo. Come controllarla? Frammentandola; fabbricando paure particolari; oggettivando l'angoscia. Passando da un sentimento viscerale ingovernabile a un nemico dotato di volto e nome. I detentori del potere della civiltà europea stesero così l'inventario dei mali che Satana era capace di provocare e la lista dei suoi agenti: musulmani, ebrei, eretici, donne, e soprattutto streghe, maghi, uomini neri. Fu tranquillizzante pensare la peste come un flagello mandato da Dio per punire l'umanità peccatrice. Fu la soluzione al trauma collettivo. "La paura in Occidente" è il saggio con cui Jean Delumeau sonda questa corrente sotterranea della storia umana. Una ricerca che ricorre alla più ampia messe di fonti e si avvale degli strumenti che le più diverse discipline - dalla storiografia alla psicologia alla sociologia - hanno offerto a chi intenda verificare la genesi delle nostre mentalità, cultura, idee. Una lezione necessaria per comprendere l'immaginario contemporaneo.
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Futuro

Augé, Marc
Editore: Bollati Boringhieri
Reparto SCIENZE SOCIALI
Sottoreparto SOCIETA', COMUNICAZIONE, MASS MEDIA
Nel mondo che conosciamo l'idea di futuro è ipotecata dalle carenze e dalle paure del presente. Sul futuro proiettiamo speranze di riscatto e attese di progresso; dal futuro temiamo qualche apocalisse. Forse, però, esiste un modo meno pregiudicato di guardare al tempo che verrà, liberandolo dai tanti chiaroscuri che finora si sono rivelati solo dei gravami, senza propiziare o sventare alcunché. Dopo tutto, il mito del futuro è speculare a quello delle origini. Da antropologo, Marc Auge ha dimestichezza con una pluralità di luoghi e di tempi, e proprio per questo sa riconoscere i nonluoghi e il nontempo che ogni giorno attraversiamo. Chi, come lui, è abituato a confrontarsi sia con la pienezza sia con la bassa intensità di senso, ragiona sul futuro da una prospettiva diversa: è l'eccesso di visione, di rappresentazioni precostituite che impedisce di concepire il cambiamento a partire dall'esperienza storica concreta. Con un vero colpo d'ala, Auge coniuga scienza e futuro, ossia rimette in onore l'aspetto della scienza che più si discosta dalla tracotanza e dalla dismisura, e dai loro guasti planetari. Solo la sistematica messa in dubbio delle nozioni di certezza, verità e totalità permette infatti di rompere il cerchio magico che appiattisce l'avvenire su un eterno, allucinato presente.
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Contro la decrescita. Perché rallentare non è la soluzione

Simonetti, Luca
Editore: Longanesi
Reparto SCIENZE SOCIALI
Sottoreparto SOCIETA', COMUNICAZIONE, MASS MEDIA
Questo libro si propone un compito tanto necessario quanto controcorrente: smontare il mito della decrescita come visione alternativa della società rivelandone di volta in volta i numerosi luoghi comuni, le ingenuità o addirittura la malafede. Ha davvero senso il nuovo mito del ritorno alla terra e l'elogio dei contadini del passato? È giusto considerare l'austerità un valore contrapponendola al "demoniaco" consumismo? Siamo proprio sicuri che lo slow food sia più etico e altruistico del tanto stigmatizzato fast food? E uno Stato in cui qualcuno decidesse cosa è necessario consumare per vivere, e cosa non lo è, non diventerebbe uno Stato totalitario? Non c'è il rischio che si tratti dell'ennesima, prepotente riemersione di un'ideologia antica che ha già avuto in passato esiti politicamente nefasti? Da Carlo Petrini a Serge Latouche, da Simone Perotti a Vandana Shiva, Simonetti passa in rassegna idee e proclami di tutti quei teorici della "decrescita felice" che in nome di una visione del passato nostalgica e sentimentale, e animati da diffidenza e ostilità nei confronti della scienza, della tecnica e del progresso, finiscono col "vedere l'apocalisse con ghiotta impazienza". Con ironia e passione, e uno stile limpido e acuminato, l'autore di questo libro ci dimostra che nessuna decrescita potrà mai essere felice, ma solo estremamente pericolosa.
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L'arca di Noè. Per salvarci tutti insieme

Mastrajeni, Grammenos
Editore: Chiarelettere
Reparto SCIENZA E TECNOLOGIA
Sottoreparto SCIENZE DELLA TERRA
Un ambiente degradato non traccia solo presagi di sventura per alcune specie di pinguini o di balene. Il collasso dell'ecosistema prelude con ogni probabilità a guerre e carestie, a un'enorme frenata nelle nostre ambizioni di giustizia, sviluppo e democrazia: senza tutelare l'ambiente sarà impossibile raggiungere la pace, la giustizia, la libertà e lo sviluppo. Questo libro esamina le relazioni di questo tipo - poco note e che stiamo poco a poco scoprendo - come alcuni insospettabili legami fra alberi e guerre, povertà e fiumi, democrazia e clima. E, guardando al nostro piccolo pianeta dal punto di vista dell'interdipendenza fra tutti gli esseri viventi, finisce che questo libro è un grido d'allarme. Ma non preconizza un'apocalisse inevitabile. Al contrario, è un pressante invito ad aprire gli occhi e a rimboccarsi le maniche, proprio perché non tutto è ancora perduto e perché il futuro dipenderà da scelte che possiamo ancora compiere. Tuttavia, è un libro inquietante poiché giunge a una conclusione fastidiosa. La colpa del disastro - se non riusciamo a evitarlo - non sarà solo delle multinazionali, delle lobby, dei governi e di tutti quei "potenti" che è facile mettere sul banco degli imputati; risolvere il problema non spetta solo ai presidenti, ai capitani d'industria o alle Nazioni unite. La colpa potrebbe essere anche della gente comune e, con certezza, nulla si potrà fare senza un contributo assolutamente essenziale: quello di ognuno di noi.
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Vivere alla fine dei tempi

Žižek, Slavoj
Editore: Ponte alle grazie
Reparto SCIENZE SOCIALI
Sottoreparto ECONOMIA
Non c'è più alcun dubbio: il capitalismo si sta avvicinando ai suoi ultimi giorni. I quattro cavalieri che annunciano la ventura Apocalisse sono secondo Slavoj Zizek: la crisi ecologica globale; i gravi squilibri del sistema economico-finanziario; la rivoluzione biogenetica; le esplosive fratture sociali. Ma se per molti la crisi del capitalismo è Armageddon tout court, in che modo la società occidentale sta vivendo il "tempo della fine"? Nello stesso modo in cui si vive un lutto, ovvero, secondo il classico modello psicoanalitico, attraverso le cinque fasi della negazione (nel nostro caso, ideologica), la rabbia, la contrattazione (con il ritorno della critica dell'economia politica), la depressione (ovvero, nei termini di Zizek, la nascita del "Cogito Proletario") e infine l'accettazione: ciascuna di esse costituisce una parte del libro. Solo attraversando questi momenti potremo fare della crisi la possibilità reale, concreta di un nuovo inizio, il viatico per la fondazione della società futura. Per dirla con Mao Zedong: "Grande disordine sotto il cielo: la situazione è eccellente".
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2 minuti all'Apocalisse. Guerra nucleare & catastrofe ambientale

Chomsky, Noam ; Polk, Laray
Editore: Piemme
Reparto SCIENZE SOCIALI
Sottoreparto SCIENZE POLITICHE
Due minuti a mezzanotte. È stato dopo Hiroshima e Nagasaki che un gruppo di scienziati ha creato l'Orologio dell'apocalisse, per sensibilizzare tutti su quanto gli esseri umani si possano avvicinare alla fine stessa del mondo, creando condizioni e situazioni scientificamente determinate. Solo una volta nel secondo dopoguerra, nel 1953, quando USA e URSS fecero detonare le bombe all'idrogeno, le lancette si sono avvicinate così tanto alla mezzanotte, l'ora fatale. Prima di adesso. Con la lungimiranza e l'acume che lo contraddistinguono, Noam Chomsky affronta senza mezzi termini i due pericoli che minacciano l'esistenza dell'umanità: il cambiamento climatico e la guerra nucleare. Due pericoli concretissimi, tanto incombenti quanto trascurati e peggio ancora mistificati, e che si sono fatti ancor più pressanti e solidi dopo le ultime elezioni americane, dal momento che la nuova presidenza Trump nega addirittura le incontrovertibili risultanze del cambiamento ambientale. Interventi devastanti come il fracking o la trivellazione dei fondali marini, il disboscamento selvaggio, la conversione di terreni agricoli alla produzione di biocarburanti, stanno accelerando enormemente la folle corsa verso il baratro. A essi si aggiunge l'escalation nucleare, con la differenza, sostiene Chomsky, che mentre una guerra nucleare richiede azione, per la catastrofe ambientale è sufficiente una volenterosa inazione, una silenziosa indifferenza ai molteplici segnali di allarme che la Terra ci manda.
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Esiste un mondo a venire? Saggio sulle paure della fine

Danowski, Deborah ; Castro, Eduardo Batalha Viveiros de
Editore: Nottetempo
Reparto SCIENZE SOCIALI
Sottoreparto ANTROPOLOGIA e SOCIOLOGIA
I cambiamenti climatici e le estinzioni biologiche sono solo alcuni dei parametri che oggi stanno andando fuori scala, mettendo in scacco l'umanità e determinando una proliferazione discorsiva senza precedenti intorno all'idea della "fine": dal pensiero all'espressione artistica, una fioritura disforica di mitologie dell'Apocalisse infrange ogni ottimismo umanista e prometeismo dello sviluppo. Ma, nonostante illustri il punto definitivamente critico della storia della Terra cui siamo arrivati, questo non è un libro apocalittico: a ispirarlo è piuttosto la spinta alla rifondazione di un futuro "altro" per tutta la catena delle esistenze che compongono il pianeta. Che cosa si può opporre a questa virata verso il declino, per non restare "senza mondo"? Evocando la cosmopolitica degli indios amazzonici, basata su un'inesauribile diplomazia dei rapporti con F"arena internazionale" dell'ambiente in cui vivono, gli autori rovesciano la questione in vista di una possibile resistenza: "Parlare della fine del mondo non significa parlare della necessità di immaginare un nuovo mondo al posto di quello presente, ma un nuovo popolo; il popolo che manca. Un popolo che crede nel mondo e che lo dovrà creare con ciò che gli lasciamo di esso".
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Arriva la fine del mondo (e ancora non sai cosa mettere)

Alajmo, Roberto
Editore: Laterza
Reparto SCIENZE SOCIALI
Sottoreparto SOCIETA', COMUNICAZIONE, MASS MEDIA
La funesta profezia del 21 dicembre 2012 è solo un esempio. L'ultimo, se i Maya avevano ragione. Il fatto è che periodicamente l'umanità si prepara a sloggiare dal pianeta Terra. Millenarismi di ogni tipo per secoli hanno alimentato la credulità popolare, e ogni scampato pericolo è sempre servito solo come carburante per la profezia successiva. In particolare, però, è la generazione di noi contemporanei quella che sta coltivando con maggiore convinzione l'idea di essere l'ultima della storia del mondo. Dopo di noi, il diluvio: e pazienza per i posteri, fossero anche i nostri figli. Potrà essere un collasso finanziario, oppure un drammatico stravolgimento climatico, forse un'ondata migratoria devastante, uno tsunami di spazzatura, una guerra mondiale, la fine delle risorse petrolifere. Oppure tutte queste cose assieme, senza escludere i classici del cinema: impatto con un meteorite o invasione di extraterrestri. Se pure i Maya avessero torto, un'apocalisse sembra davvero alle porte se non altro la fine dei mondo così come siamo abituati a viverlo da qualche secolo a questa parte. Ecco lo specifico contemporaneo: ci sentiamo talmente sicuri di un'imminente apocalisse (una qualsiasi apocalisse) che ci siamo convinti di non poter fare nulla per fermarla. Se ne ricava la più classica delle profezie che si auto verificano: siccome la fine del mondo ci sarà, ci sarà la fine del mondo.
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La morte

Jankélévitch, Vladimir
Editore: Einaudi
Reparto SCIENZE SOCIALI
Sottoreparto FILOSOFIA
Cos'è la morte - la morte di tutti e di ciascuno, la morte di sempre e quella marcata dai segni inquietanti del nostro tempo? Come penetrare in un evento tanto decisivo da incidere in profondo la nostra esistenza eppure tanto opaco da mettere in scacco ogni sapere volto a rappresentarlo? Sono queste le domande, brucianti ed estreme, che alla fine degli anni Cinquanta, a pochi anni dalla più grande apocalisse dell'epoca moderna, si poneva Vladimir Jankélévitch in un libro che giustamente Lévinas ebbe a definire "sconvolgente". Sconvolgente per la radicalità con cui egli decostruisce tutti i dispositivi immunitari elaborati dal sapere occidentale nei confronti dell'Irriducibile; ma anche per l'acutezza di uno sguardo, affilato e obliquo, che taglia in maniera trasversale le grandi interrogazioni sulla morte, all'epoca affrontate da Heidegger e da Freud, da Blanchot e da Foucault, ma già prima da scrittori come Tolstoj e Rilke. All'interno di un grande scenario teorico, che spazia dall'antichità ai nostri giorni, la riflessione jankélévitchiana rivela una sorprendente attualità.
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Non è un cambio di stagione. Un iperviaggio nell'apocalisse climatica

Caparros, Martin
Editore: Edizioni ambiente
Reparto SCIENZA E TECNOLOGIA
Sottoreparto SCIENZE DELLA TERRA
Da alcuni anni, ogni mattina il mondo si sveglia sotto la minaccia di una nuova apocalisse. Per gli ecologisti è rappresentata dal cambiamento climatico. Governi, celebrità, organismi internazionali, grandi corporation, piccole ONG, si sono lanciate nella lotta contro il cambiamento. "Non è un cambio di stagione" è un viaggio in nove diversi paesi - Brasile, Nigeria, Niger, Marocco, Mongolia, Australia, Filippine, isole Marshall, Stati Uniti che stanno soffrendo maggiormente la minaccia climatica. Ma è, soprattutto, una riflessione affilata, uno sguardo provocatorio sulle contraddizioni dell'ecologismo esasperato, dell'ambientalismo che si fa business, del principio che si fa moda. E il mondo degli "ecololò" che Caparrós smaschera con ironia e intelligenza ridando la parola agli ultimi della terra e accompagnandoci ai confini del mondo. E lo fa proponendo un genere misto, una cronaca che pensa, un saggio che racconta.
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Catastrofi d'arte. Storie di opere che hanno diviso il Novecento

Bonfante, Luigi
Editore: Johan & Levi
Reparto ARTE
Sottoreparto PITTURA e SCULTURA
La storia dell'arte, lo diceva Benjamin, è una storia di profezie, e perché certe opere siano comprensibili occorre che siano mature le circostanze che esse hanno precorso. Di imprese sovversive il secolo delle avanguardie è stato prodigo, ma ce ne sono alcune la cui forza tellurica ha sconvolto per sempre la modernità lasciando che un nuovo paradigma si diramasse dalla crepa. E c'è un punto preciso in cui attecchisce per la prima volta il germe del contemporaneo: l'apparizione dell'Orinatoio. Dopo averlo acquistato in un negozio di idraulica di New York, Duchamp lo spedisce alla mostra degli Indipendenti del 1917, dove sei dollari garantiscono il diritto di essere esposti. La rottura è sotto gli occhi di tutti: è la natura stessa dell'arte a essere messa alla prova. E a partire da questa "spora aliena" di non-arte la faglia si prolunga attraverso una continua e sistematica trasgressione dei limiti. Esplorando - per usare un termine di Arthur Danto - l'artworld delle catastrofi più clamorose del Novecento, questo libro ci svela le trame di opere rivoluzionarie, indissolubili dalle personalità e dalle idee dei loro autori, in una continua tensione fra provocazione e preveggenza. Scopriamo così che lo spiazzante rigore dei 4'33'' di silenzio di Cage ha strettamente a che fare con l'enfasi concettuale e con l'annientamento del confine tra arte e vita; che le sperimentazioni sul vuoto dell'irruente Klein e gli affilati paradossi di Manzoni inaugurano la pratica di una costruzione del mito dell'artista che diventa essa stessa opera d'arte; che l'iconica Brillo Box di Warhol ribalta le gerarchie moderniste aprendo uno spettacolare squarcio su quella svolta culturale che prenderà il nome di postmoderno. Luigi Bonfante ci rivela l'importanza di uno sguardo retroattivo in grado di riconoscere in queste fratture le caratteristiche più salienti del contemporaneo e insieme di interpretare le ambiguità del nostro presente, senza farsi sedurre dall'irrisolvibile quesito che domina l'estetica dei giorni nostri: siamo di fronte a un'apocalisse o una palingenesi?
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Icone della fine. Immagini apocalittiche, filmografie, miti

Tagliapietra, Andrea
Editore: Il mulino
Reparto SCIENZE SOCIALI
Sottoreparto ANTROPOLOGIA e SOCIOLOGIA
Sull'idea della “fine” sembra che tutti i nostri pensieri debbano arenarsi in un groviglio di contraddizioni: che si tratti della fine individuale che chiamiamo morte, o di quella collettiva che nella tradizione occidentale è stata rappresentata in termini simbolici dall'Apocalisse, o secondo il paradigma della catastrofe. Su questo tema è cresciuta una vasta e lussureggiante foresta di immagini. Oggi, la crisi della modernità - il grande quadro che racchiude crisi di ordine ecologico, economico e politico - ripropone prepotentemente il tema della fine. Ecco allora che le “icone della fine” elaborate nella tradizione occidentale rioccupano quegli spazi dell'immaginario che sempre più coincidono con i miti della cultura di massa, del cinema e delle narrazioni popolari. Da “Titanic” ad “Apocalypse now”, da “The Day After” al “Conte Dracula” e a “Frankenstein”, fino alla “Mummia” e ai più recenti ed esotici Zombie, un viaggio attraverso le immagini dell'apocalisse individuale e collettiva che da sempre popolano la mente umana.
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Emil Cioran, itinerari di una vita. L'Apocalisse secondo Cioran (ultima intervista filmata)

Liiceanu, Gabriel
Editore: Mimesis
Reparto SCIENZE SOCIALI
Sottoreparto FILOSOFIA
Fino alla caduta di Nicolae Ceausescu (1989), la figura di Emil Cioran è fortemente osteggiata nella Repubblica Socialista di Romania e le sue opere messe al bando dal circuito editoriale di Stato. L'autore transilvano, infatti, affermatosi a Parigi quale "uno dei migliori scrittori di lingua francese", è considerato un traditore della patria e un pensatore sospetto, per le posizioni critiche espresse dall'esilio parigino verso la nazione che gli ha dato i natali. Merito del presente volume è quello di aver restituito Cioran ai romeni e di aver fatto conoscere, dopo anni di silenzio e marginalità, le alterne vicende biografiche e l'appassionato cammino di pensiero di uno dei maggiori intellettuali del Ventesimo secolo. All'accurata ricostruzione di Gabriel Liiceanu, ricca di citazioni e di immagini, seguono la trascrizione dell'ultima intervista filmata, concessa dal "Privatdenker" franco-romeno, e il tenero ricordo di Simone Boué, sua fedele compagna di vita. Ne viene fuori un ritratto rigoroso e imparziale, imprescindibile strumento per inquadrare e comprendere la complessa personalità di Cioran e la sua traiettoria meditativa, delineatesi negli anni, con penetrante lucidità, dai vicoli di Rasinari sino ai tetti del Quartiere Latino.
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Il secondo avvento. Astrazione, apocalisse, comunismo

Berardi, Franco
Editore: DeriveApprodi
Reparto SCIENZE SOCIALI
Sottoreparto ECONOMIA
Qui si racconta l'attuale divenire del mondo secondo la metafora dell'apocalisse. La brutalità si è impadronita delle relazioni umane e il nazional-socialismo riemerge come forza egemonica all'orizzonte del secolo. Eppure... Eppure il capitalismo non è un dato naturale, ma la proiezione di un processo culturale. Non sappiamo immaginare il suo superamento solo perché la nostra immaginazione è intrappolata da una superstizione. Ma le condizioni del comunismo non si sono dissolte. Sono soltanto nascoste alla nostra visione. E l'apocalisse è il caos oltre il quale la visione si fa possibile. Il ripresentarsi di quella prospettiva lo chiamo qui: secondo avvento del comunismo.
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Il vangelo secondo Stephen King

Tenaglia, Alessandro
Editore: Claudiana
Reparto NARRATIVA
Sottoreparto STUDI LETTERARI
Alla ricerca dei segni biblici, in particolare apocalittici, che trasudano, anche con ironia e sarcasmo, da ogni pagina di Stephen King, Alessandro Tenaglia rilegge i romanzi horror del popolarissimo scrittore americano di famiglia metodista mettendo al centro la sua opera più emblematica, quella sorta di apocalisse che è It. Attraverso la narrazione acuta e sensibile di situazioni realistiche e personaggi verosimili, l'opera horror di Stephen King contiene, per Alessandro Tenaglia, una complessa trama di significati, molti dei quali di risonanza biblica, in particolare apocalittica.
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Un racconto apocalittico. Dall'economia all'antropologia

Sapelli, Giulio
Editore: Mondadori Bruno
Reparto SCIENZE SOCIALI
Sottoreparto ANTROPOLOGIA e SOCIOLOGIA
L'Apocalisse, ci dice l'autore, è sempre l'attesa di una rivelazione redentrice, è una delle forme di quel divino nascondimento che Pascal ci ha insegnato ad amare come speranza. In un contesto economico, sociale e politico diverso da quello del passato della giovinezza, che crea un rimemoramento nostalgico, l'autore ci conduce attraverso una costellazione di spunti teorici e di esemplificazioni concrete intorno ad alcuni temi rilevanti per leggere la contemporaneità. Primo fra tutti il rapporto tra economia e antropologia, portato di nuovo alla ribalta dalla crisi finanziaria, che ha mostrato l'importanza del legame tra scambio di mercato e relazioni personali, tra mondo delle merci e mondi simbolici, tra economia e cultura. Una società, del resto e non di meno, attiva, attivissima, che rende manifesto un grande dinamismo nell'informalità dei rapporti e nella rifunzionalizzazione di antichissime relazioni sociali.
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Apocalisse quotidiana. Sei argomenti per una giustizia globale

Monbiot, George
Editore: Edizioni ambiente
Reparto SCIENZE SOCIALI
Sottoreparto SOCIETA', COMUNICAZIONE, MASS MEDIA
Il fondamentalismo religioso, il negazionismo climatico, la guerra al terrore, le pratiche antidemocratiche di istituzioni come la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale, il neocolonialismo dei call-center, il servilismo del giornalismo contemporaneo, la privatizzazione della sanità e dell'istruzione nei paesi occidentali, l'individualismo sfrenato figlio delle ideologie neoliberiste: ogni giorno nel mondo si consuma un'apocalisse lenta e il più delle volte invisibile, perché lontana dalla nostra capacità di percepirla. Una situazione erede della cultura contemporanea dove i ricchi sono sempre più ricchi e potenti, e i poveri diventano ingranaggi inconsapevoli di questo assurdo quanto efficace meccanismo. Unica via di salvezza: la conoscenza. Rintracciabile, tassello per tassello, nel puzzle di riflessioni eterogenee elaborato da George Monbiot, che ci permette, attraverso un processo induttivo, di comporre un nuovo disegno di giustizia globale dove ognuno possa intravedere una via d'uscita per se stesso e per il pianeta.
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Libro delle epoche. Come non farsi intrappolare dalla civiltà occidentale

Sibaldi, Igor
Editore: Mondadori
Reparto VARIA
Sottoreparto MENTE CORPO e SPIRITO
Ogni civiltà è un organismo vivente, un «io collettivo» che vive periodi ciclici regolari suddivisi in dodici «stagioni» di sei anni ciascuna, per cui ogni 72 anni si ripete un'intera fase. È la teoria storica - suffragata da molti studiosi e soprattutto dalla lettura dell'Apocalisse - che Sibaldi illustra in queste pagine, analizzando, dal 1760 in poi, tutti i periodi che si sono susseguiti nella Civiltà Occidentale, fino all'attuale, quello del «Non si può più aiutare nessuno». Sibaldi non si limita però a spiegare come funzioni una civiltà, ma insegna anche come si possa vivere meglio e più intensamente senza di essa, sfuggendo alla tirannia del Soggetto Collettivo nelle sue molteplici forme, dalla famiglia all'azienda, dalla religione allo Stato.
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L'ultima ora è arrivata. Un disperato appello per la salvezza del pianeta

Vizzini, Giuseppe
Editore: Armando Editore
Reparto SCIENZA E TECNOLOGIA
Sottoreparto SCIENZE DELLA TERRA
Il genere umano sembra ormai condannato a subire inesorabilmente i cataclismi naturali che sempre più spesso si scatenano improvvisamente e con maggior periodicità nel mondo. È ormai giunto il tempo ultimo per adottare sistemi che possano mitigare, o meglio, annullare le forze imperiose e travolgenti della natura provocate dall'innalzamento della temperatura globale, la cui causa è da attribuire all'uomo. L'uomo ha picconato e devastato il pianeta e continua a farlo sempre con maggiore intensità e determinazione, senza rendersi conto che, in tal modo, viene danneggiato irrimediabilmente. Se non cambia nulla, la Terra non riuscirà più a far fronte agli attacchi perpetrati ai suoi danni da parte dell'uomo. E in tal caso sarà l'Apocalisse. C'è ancora tempo per salvarsi? Forse sì! Se si vuole intraprendere la strada del riscatto bisogna, però, iniziare subito. Secondo l'Autore, solo la bellezza e il pensiero possono aiutarci: questi sono gli ingredienti che devono essere utilizzati per trovare la pace e con essa la salvezza dell'uomo e del pianeta
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L'Apocalisse è un lieto fine. Storie della mia vita e del nostro futuro

Olmi, Ermanno
Editore: BUR Biblioteca Univ. Rizzoli
Reparto ARTE
Sottoreparto CINEMA, TELEVISIONE RADIO e TEATRO
"Ho bisogno della bellezza, così come amo ogni anelito dell'uomo per compararsi a essa. Rinuncerei a qualsiasi merito artistico pur di riuscire a fare della mia vita un'opera d'arte." È il principio che guida Ermanno Olmi in questa esplorazione di una vita, delle sue poche certezze e dei suoi molti incontri. Cresciuto nel pieno della disfatta fascista e testimone critico della rinascita nazionale, Olmi è stato giovanissimo fornaio, impiegato ragazzino, regista precoce. Ha vissuto direttamente l'abbandono delle campagne e l'esplosione della società dei consumi e per questo, divenuto protagonista della stagione d'oro del cinema italiano, ha scelto di rappresentare non i lustrini del Boom, ma la cecità di uno sviluppo che ha strappato il nostro Paese alle sue radici contadine. Proprio questa ferita è il cuore filosofico della sua illuminante autobiografia. L'"Apocalisse è un lieto fine" non è infatti solo il racconto di una vita densa e affascinante, degli incontri e dei successi che l'hanno segnata. È soprattutto la profonda, urgente riflessione con cui l'artista che ha saputo cogliere gli ultimi echi della civiltà rurale ci mette in guardia davanti al declino di un'altra epoca umana: la nostra. Abbiamo dimenticato cosa vuol dire "far bene" e coltivato a dismisura l'etica del male minore. Produttività, arricchimento e potere continueranno a rinchiuderci nelle loro gabbie fino a quando non saremo pronti a imparare l'eterna lezione della terra.
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La scomparsa della realtà. Antologia di scritti

Baudrillard, Jean
Editore: Fausto Lupetti Editore
Reparto SCIENZE SOCIALI
Sottoreparto ANTROPOLOGIA e SOCIOLOGIA
Affascina Jean Baudrillard che a suo modo è stato ammaliato dal problema della debole realtà della realtà nel nostro tempo sempre più dominato dalla tecnica, dal mediatico, dallo sviluppo del virtuale, dal digitale e da Internet. È vano cercare una soluzione progressista, realista, come è stato per la cultura del secondo novecento sia francese che italiano, c'è soltanto la necessità di conservare uno sguardo che non è critico (Baudrillard ritiene superato il pensiero critico) ma aperto e lucido. Senza amarezza, in una tranquilla disperazione, con l'idea che la fine non si approssima, ma è già in atto, Baudrillard vive in queste pagine da noi scelte fra le opere un'apocalisse da padre sereno. Il valore del grande pensatore francese scomparso nel 2007 consiste nel suo lavoro di derealizzatore, eccellendo nel disgregare le evidenze, che ci risveglia, ci stimola.
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L'oblio e l'apocalissi

Montiglio, Silvia ; Schiesaro, Alessandro
Editore: Storia e letteratura
Reparto NARRATIVA
Sottoreparto STUDI LETTERARI
Due temi in deliberato, forte contrasto l'uno con l'altro: l'oblio e l'apocalissi. Il loto che minaccia il ritorno di Ulisse e dei suoi uomini, la prima avventura dell'Odissea, che preoccupa antichi e moderni, Senofonte e Plutarco, Baudelaire, Tennyson e Pascoli; e la rivelazione dei segreti della natura che Lucrezio promette nel suo poema e che tutta la letteratura latina, poi il Rinascimento e la modernità, guarderanno con ammirazione. Due modelli centrali dell'immaginario, esemplarmente ricostruiti da Silvia Montiglio e Alessandro Schiesaro.
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Ballando con l'apocalisse. I nuovi cittadini, i nuovi brand, i nuovi mondi nell'era dei cambiamenti catastrofici

Fontana, Andrea <1972- >
Editore: Roi edizioni
Reparto SCIENZE SOCIALI
Sottoreparto SOCIETA', COMUNICAZIONE, MASS MEDIA
Greta Thunberg che ci grida in faccia come stiamo distruggendo la nostra casa, il ghigno triste e arrabbiato del Joker che lampeggia nelle proteste di piazza di tutto il mondo, i grandi cambiamenti tecnologici e umani... L'Apocalisse ha molti messaggeri, al giorno d'oggi. È innegabile che nel mondo siano in atto trasformazioni epocali e molte sembrano talmente minacciose da far presagire la fine dei tempi. Ma la storia è piena di "apocalissi culturali": ogni epoca ha vissuto la sua fine di un mondo, necessaria per far largo al futuro. In queste fasi di transizione non tutto però è perduto, basta saper cambiare stato di coscienza per gestire la nuova politica, la nuova economia, la nuova cultura, la nuova cittadinanza. In un viaggio quasi allegorico fra gli scenari più caldi del mondo di oggi, Andrea Fontana riflette sulle complesse sfide e tematiche con cui l'attualità ci costringe a confrontarci, cercando di individuare come saranno i cittadini, le aziende, gli scenari del futuro. E quali sono le missioni che dovremo compiere nel nostro personale viaggio per traghettarci nel mondo di domani.
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Astrologia. Storia e apocalisse

Campion, Nicholas
Editore: Astrolabio Ubaldini
Reparto VARIA
Sottoreparto MENTE CORPO e SPIRITO
Le origini dell'astrologia nell'era megalitica, le grotte di Lascaux e i megaliti di Stonehenge, i primi astrologi babilonesi, lo scudo di Achille, l'eclissi di Talete, l'universo numerico di Pitagora, la cosmologia di Platone e la causalità di Aristotele, il culto romano degli astri, gli astrologi dell'imperatore gettati dalla rupe dopo aver tratto l'oroscopo di Tiberio, il mondo medioevale, i rapporti con la Chiesa, il legame con la filosofia rinascimentale, la Società Teosofica e l'interesse di Jung, le oscure connessioni con i totalitarismi del ventesimo secolo, infine il millenarismo e il movimento della New Age: l'astrologia raccontata e spiegata come un filo rosso che percorre tutta la storia dell'umanità.
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Respirare. Caos e poesia

Berardi, Franco
Editore: Luca Sossella Editore
Reparto NARRATIVA
Sottoreparto STUDI LETTERARI
Nel ritmo caotico avvertiamo un senso di soffocamento, questo è un saggio sulla terapia poetica. Non c'è una via d'uscita politica. Solo la poesia, solo l'eccesso di significato rispetto agli obblighi dell'infosfera può riattivare la respirazione. Solo saper respirare ci aiuterà durante l'apocalisse che sta già esplodendo come effetto di decenni di assolutismo finanziario. La poesia potrà curare la sofferenza della mente degli ingegneri e dei poeti, e potrà agire come agente di liberazione del linguaggio dalla stretta soffocante della tecnica. Il potere si fonda oggi su relazioni astratte tra entità numeriche. Mentre la sfera della finanza è costituita di algoritmi che connettono frammenti di lavoro precario, la sfera dell'esistenza è invasa da flussi di caos che paralizzano la mente sociale e impediscono la respirazione. "Non riesco a respirare". Queste sono le ultime parole di Eric Garner prima di morire, strangolato da un agente di polizia per le strade di Staten Island. Queste parole catturano il sentimento del nostro tempo. Come affrontiamo il caos, giacché sappiamo che coloro che combattono il caos diventano caos? Come affrontiamo il soffocamento? Esiste una via d'uscita?
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Apocalisse con figure. Un viaggio di Dürer

Zuffi, Stefano
Editore: Guanda
Reparto ARTE
Sottoreparto PITTURA e SCULTURA
Albrecht Dürer, al culmine della carriera, è inquieto. La pioggia cade su Norimberga, la vita cittadina lo annoia, il lavoro ristagna, si avvertono i segnali di grandi cambiamenti: Martin Lutero sta dividendo l'Europa e l'elezione di Carlo V al vertice del Sacro Romano Impero fa discutere corti e taverne. Dürer decide di partire, per un lungo viaggio che gli permetta di incontrare città e committenti e riaprire le ali dell'ispirazione: poco più di un anno, tra l'estate del 1520 e quella del 1521, meta Anversa, che sta emergendo come nuovo centro dei commerci e dell'economia. L'artista non sa, ma forse sospetta, che sarà l'ultima avventura della sua vita. Stefano Zuffi ripercorre questa avventura come in un romanzo, partendo dal diario in cui Dürer ha annotato con puntiglio tappe e imbarchi, spese per i pasti e somme perse al gioco, ricevimenti e appuntamenti, opere regalate, scambiate o vendute. La storia rivive così nella voce di un protagonista, che assiste all'incoronazione di Carlo V assieme a Mathis Grünewald, piange la morte precoce di Raffaello, incontra Erasmo da Rotterdam e Margherita d'Austria, si meraviglia di fronte ai tesori aztechi portati dai bastimenti spagnoli, va alla ricerca di un presunto mostro marino arenato sulla spiaggia, scampa a un naufragio. E al tramonto della sua esistenza ritrova il piacere di vivere in un mondo che, filtrato dall'acutezza del suo genio, si rivela - tra guerre di religione e intrighi politici... - sorprendentemente simile al nostro.

Pubblicato in DATI il 08/05/2020

Tags: APOCALISSE, BIBLIOGRAFIE, SAGGI

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