In concomitanza con l’aggravarsi dell’emergenza sanitaria provocata dalla diffusione del Covid-19, si è sviluppato in ambito bibliotecario un partecipato dibattito professionale a livello nazionale e internazionale che ha messo in evidenza diverse questioni. Ad esempio, si è discusso sulla funzione delle biblioteche di tutte le tipologie nel contrastare le fake news e nel proporre una selezione di fonti attendibili sul Coronavirus, ma soprattutto riconquistare il suo ruolo di "luogo dell’information literacy".
Riportiamo la terza parte dell'articolo di Sara Dinotola, "Biblioteche pubbliche e collezioni durante l’emergenza sanitaria : esperienze e (nuove) consapevolezze da cui ripartire", pubblicato su Biblioteche Oggi (luglio-agosto 2020), in cui analizza le strategie attuate dalle biblioteche durante il lockdown per promuovere la conoscenza e l'informazione.
La biblioteca come “finestra” sul mondo
Le biblioteche hanno dedicato maggiormente l’attenzione alle risorse ad accesso gratuito, presenti sia in MLOL sia in Rete Indaco.
Sono state selezionate, tra le migliaia di risorse di varie tipologie, quelle di potenziale interesse per il pubblico di riferimento e poi promosse, sotto forma di consigli di lettura, visione o ascolto, attraverso i diversi canali a disposizione delle biblioteche.
Un’ulteriore possibilità che le biblioteche hanno sperimentato in modo più frequente è rappresentata dalla selezione e dalla proposta di ulteriori risorse, che non sono state sottoscritte e non sono neanche presenti nelle sezioni open delle piattaforme degli aggregatori, ma sono accessibili liberamente online. Si tratta di una straordinaria quantità e varietà di tipologie di documenti che si vanno così ad aggiungere alle collezioni intese nel senso più tradizionale del termine.
Se molte di queste risorse erano già presenti nel web prima dell’emergenza sanitaria, tante altre sono state create o rese accessibili gratuitamente proprio in occasione del lockdown.
Scorrendo i siti web e le pagine social delle biblioteche pubbliche si nota la diversità dei contenuti, relativi agli argomenti più disparati e destinati a target diversi. Solo per fare qualche esempio, si possono menzionare gli e-book (tra cui quelli in CAA) messi a disposizione gratuitamente da alcuni editori durante l’emergenza sanitaria; i giochi di società scaricabili e stampabili offerti dalle case produttrici; i film e i video presenti su varie piattaforme (come Raiplay e YouTube); i tour virtuali proposti dal MiBACT; le visite guidate virtuali di mostre oppure organizzate da musei e soprintendenze; gli strumenti per l’apprendimento in modalità e-learning (di lingue o relativi a specifiche materie); le video-letture di libri per bambini proposte da autori e case editrici; e ancora gli audiolibri, la musica, i file audio, le digitalizzazioni di manoscritti, libri antichi, fotografie e altri tipi di documenti, nonché le risorse messe a disposizione da istituzioni culturali e da associazioni di portata nazionale o locale.
In questo modo, le biblioteche hanno rafforzato il loro ruolo di “finestra” sul mondo e al più tradizionale principio del possesso hanno affiancato quello dell’accesso: grazie infatti alla loro attività di mediazione professionale hanno reso visibile un’enorme quantità di documenti, criticamente vagliati. Così i bibliotecari sono arrivati a costruire nuovi e più ampi percorsi (che non si basano solo su ciò che è stato acquisito o sottoscritto), offrendo alle persone nuovi stimoli per l’apprendimento, per la creazione di nuove conoscenze e per l’intrattenimento e guidandole all’uso consapevole e critico delle risorse presenti in rete. Come scrivono Giovanni Solimine e Giorgio Zanchini nel loro volume uscito recentemente: “quanto alla qualità, la rete è una piazza, la rete è un mercato. C’è davvero di tutto. E in questa piazza dovrà trovare un ruolo il mediatore del futuro, che non dovrà più, probabilmente, solo trasferire, filtrare, dare significato, ordine all’offerta culturale, ma essere una figura capace di connettere, fornire collegamenti, link, far capire l’architettura dell’informazione culturale, spiegare i percorsi cognitivi, la cultura del web, la cultura digitale".
Le biblioteche, facendo tesoro dell’esperienza maturata durante il periodo di chiusura, potrebbero anche in futuro svolgere un ruolo sempre più importante in tal senso e “potrebbero tornare a essere il luogo dell’information literacy, dell’educazione e dell’orientamento, della bibliodiversità e del pluralismo culturale”.
...to be continued