Il romanzo storico è un genere narrativo, perciò di finzione, che tuttavia contiene una realtà storica. Nasce nell’epoca del romanticismo, con l’avanzare dell’idea della storia nella filosofia europea e con l’aiuto di due fattori importanti: la Rivoluzione francese, che diede all’uomo comune per la prima volta la consapevolezza di poter cambiare il corso degli eventi in prima persona e le due guerre mondiali, che diedero modo di sviluppare una concezione dell’esistenza dell’individuo come qualcosa di fortemente condizionato dalla storia. Prima di Waverley (1817) di Walter Scott la storia era rappresentata come un elemento statico, di cornice. Egli invece diede vita a personaggi immersi nel loro tempo, pienamente adeguati nei comportamenti e nelle condizioni di vita. I suoi eroi-medi, inoltre, danno modo alla letteratura di parlare di storia pur senza raccontare vicende universali. Ciò che è importante rappresentare sono i conflitti sociali e questo, per contro, gli consente una maggiore libertà narrativa e l’invenzione dei personaggi.
Il romanzo storico si sviluppa in Russia, si ricordi La figlia del capitano di Aleksandr Sergeevič Puškin, e in Francia, con Alexandre Dumas e Stendhal, che da un giro di vite al romanzo storico istituzionale, perché si concede di narrare le vicende a lui contemporanee, calando nell’attualità l’aspetto documentaristico del genere, svincolandolo cioè dagli originari dettami, che imponevano di trattare un tempo storico lontano almeno cinquant’anni.
In Italia esso nasce un po’ più tardi ma penetra profondamente nella cultura, forse per l’assenza di altre tendenze che invece circolavano in Europa, e si rivolge subito verso un intento di resistenza: raccontare il risorgimento per rinfrancare gli ideali patriottici ancora attuali, perlomeno fino all’Unità. In questo clima nascono I promessi sposi di Alessandro Manzoni, che reclama un ruolo morale, oltre che evasivo, com’era stato per Scott, del romanzo, di acquisire consapevolezza di come gli eventi storici influenzino l’uomo e le interazioni fra le diverse classi sociali.
Dopo i Moti del ’48 le aspirazioni a cui la forma del romanzo storico alludeva vanno compiendosi e perciò anch’esso si trasforma, preferendo via via il racconto della quotidianità, della borghesia nascente e degli aspetti psicologici di essa. Magistrale è l’esempio de Le confessioni di un italiano di Ippolito Nievo, in cui l’io narrante per la prima volta non è estraneo ai fatti, ma testimone diretto: arrivano poi Federico De Roberto e Matilde Serao. La Seconda guerra mondiale ispira una vastissima produzione letteraria, Mario Rigoni Stern, Primo Levi, Curzio Malaparte, portando con sé la nascita del neorealismo con Italo Calvino. Negli anni ’50 e ’60 sono da ricordare Vasco Pratolini con Una storia italiana, Maria Bellonci, Anna Banti, Il gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Il consiglio d’Egitto di Leonardo Sciascia e negli anni Settanta il famoso La storia di Elsa Morante.
Vediamo quali sono i libri di questo genere più acquistati dalle biblioteche nell’ultimo anno.