“Il senso dell’utopia, un giorno, verrà riconosciuto tra i sensi umani alla pari con la vista, l’udito, l’odorato, ecc.
Nell’attesa di quel giorno tocca alle favole mantenerlo vivo, e servirsene, per scrutare l’universo fantastico”
G. Rodari
Scorrere come una carrellata le frasi che di Gianni Rodari si trovano nei vari articoli che commemorano il quarantesimo anniversario dalla morte – e centesimo dalla nascita, tanto per lasciare meglio le sue tracce – è come immergersi in un balsamo per gli umori grevi che appesantiscono gli animi di molti negli ultimi tempi. Ma questo non è il solo motivo per cui Rodari è una figura attualissima: è stato il primo a rivoluzionare i metodi dell'insegnamento nelle scuole italiane, introducendo la carota là dove prima c'era solo il bastone, con lo strumento dell'immaginazione.
Una puntuale esposizione della sua 'filosofia' della fantasia si trova nel discorso di accettazione del premio Andersen, il più prestigioso riconoscimento internazionale di letteratura per l'infanzia. L'uso dialettico dell'immaginazione è qualcosa che egli intendeva come un vero e proprio metodo, da mettere in pratica nell''a tu per tu' con gli studenti. “La parola libera” è una delle frasi certamente più pronunciate dallo scrittore di Omegna, e certamente questo discorso troverebbe concorde molta parte della psicologia contemporanea.
Oltre ad aver rivoluzionato l'uso del linguaggio Gianni Rodari si è guadagnato anche il ruolo di 'cantore', insinuandosi in una vera e propria terra di mezzo, la terra della fantasia, che sarebbe quella cosa che accomuna il mondo bambino e il mondo adulto, quando quest'ultimo è capace di tornare un poco indietro nel tempo. Ma ergere la fantasia a regina del canone letterario è difficile, per questo forse, per un autore rivalutato tout court solo molti anni dopo la sua morte, non più solo per ragazzi, è stato impossibile far passare il messaggio che la sua opera fosse rivolta a tutte le età.
Uno come Rodari si domandava senza nessun imbarazzo negli anni Settanta se fosse il caso, ad esempio, che un bambino impari piangendo quel che può imparare ridendo (Il libro degli errori) e viene considerato per questo uno dei più grandi lirici della letteratura infantile, nel senso che costruì un vero e proprio immaginario di rappresentazioni.
Folle di bambini cresciuti negli anni Ottanta e Novanta sono stati incantati da qualcuna delle sue storie, La freccia azzurra, Le avventure di Cipollino, Favole al telefono ma non solo, il suo talento lo rese famoso fra le madri e le insegnanti a cui era capitato di ascoltare filastrocche in radio o di vedere i suoi programmi in tv. E se il pop non è stato un buon motivo, in Italia, per farlo entrare nel milieu colto di intellettuali del Novecento, ci sta pensando oggi la critica. La prima a condurre questa operazione sarà Daniela Marchesini, curatrice del nuovo Meridiano Mondadori e studiosa di letterature europee, con un volume in uscita il prossimo settembre.
Di seguito 30 i titoli più recenti.
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