Le caratteristiche peculiari dell'horror, citate nella letteratura critica che lo riguarda, che purtroppo è piuttosto lacunosa, sono: il senso dello spaventoso e dell'orrifico, il disgusto, l'evocazione del soprannaturale e la proposta di temi come la morte, il male e il demoniaco. Semplificando un po', la storia dell'horror si può suddividere in quattro grossi capitoli: il romanzo gotico, Edgar Allan Poe, i grandi maestri dell'Ottocento e Howard Phillips Lovecraft.
La prima vera storia di fantasmi, ambientata all'epoca delle Crociate è Il castello d'Otranto di Horace Walpole scritto nel 1764, in seguito al quale si è cominciato ad associare il termine gotico a tutte quelle narrazioni che fossero ambientate in chiese tardo-mediavali, altresì denominate chiese in stile gotico. Un primo nuovo elemento originale lo si vede arrivare con Ann Radcliffe, trent'anni più tardi, con il suo romanzo I misteri di Udolpho, dove il soprannaturale è quasi assente e il gusto per il mistero si fa più raffinato. Notevole fu il successo della letteratura gotica anche sulla produzione del marchese De Sade, i cui romanzi, in cui c'è una violenza esplicita, sono intinti di una sessualità portata a limiti estremi, molto noto è il suo lavoro incompiuto Le 120 giornate di Sodoma. Nel 1818 venne pubblicato il più celebre di tutti i romanzi gotici, contenente delle variazioni rispetto ai canoni classici, come l'assenza di castelli diroccati e altresì di fanciulle perseguitate: è la storia di Frankenstein di Mary Shelley, ricordato anche per aver battuto per primo la strada del nuovo filone fantascientifico.
La figura di Edgar Allan Poe è l'anello di congiunzione tra il genere gotico e l'horror moderno, nei suoi racconti il terrore assume nuove forme e si libera definitivamente dalle ambientazioni del gotico. Con lui il genere acquista inoltre anche una forte dignità letteraria. Durante l'Ottocento l'horror si sviluppa codificato dalla narrativa di Poe: fra i capolavori di questo secolo ricordiamo Carmilla di Joseph Sheridan Le Fanu, Lo strano caso del dottor Jekyll e del sigor Hyde di Robert Louis Stevenson, La mummia di Arthur Conan Doyle e Il ritratto di Dorian Grey di Oscar Wilde. Ormai il terrore è affrontato in tutte le sue sfaccettature più nascoste, come il diabolico nell'umano, e non più presentando delle semplici ambientazioni o rifacendosi al soprannaturale.
Tra la fine dell'Ottocento e i primi Novecento si annoverano una serie di scrittori che hanno contribuito a rivoluzionare totalmente i temi e le forme di questa narrativa, i cosiddetti grandi maestri: si comincia con Dracula di Bram Stoker, che portò in auge definitivamente la figura del vampiro, Il re giallo di Robert William Chambers, Il giro di vite di Henry James, I salici di Algernon Blackwood, precursore del fantasy e Il grande dio Pan di Arthur Machen, uno dei primi a introdurre una visione cosmica dell'orrore.
Howard Phillips Lovecraft è colui che diede il via alla seconda fortunatissima fase dell'horror: ebbe lo straordinario merito di spostare l'attenzione dalla terra al cosmo, dalla paura della morte alla paura dell'ignoto. Abbandona del tutto vampiri, licantropi e castelli diroccati concentrandosi su situazioni già note che evocano terrore. Famoso è il Ciclo di Cthulhu, una raccolta di racconti dalla seconda metà degli anni venti fino alla morte, dove uomini sventurati incontrano terribili realtà aliene.
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