Il libro tascabile

Uno dei prodotti editoriali più versatili e di successo nel mondo del libro è il tascabile ma nonostante ciò c’è ancora parecchia confusione su cosa sia. Questa probabilmente è dovuto al fatto che nel tempo il tascabile ha ricoperto ruoli diversi all’interno del panorama editoriale e ha modificato più volte le proprie particolarità generando confusione su cosa sia o meno da considerare tascabile.

In linea generale si può dire che un libro tascabile è un libro di dimensioni ridotte rispetto alle edizioni rilegate e con un prezzo contenuto. Quest’ultimo aspetto comporta che spesso (ma non sempre) i tascabili abbiano una legatura in brossura e una carta di minor qualità che portano a un deperimento più rapido del libro.

Il primo a pubblicare tascabili in Italia è stato Sonzogno che esordisce con una serie di pubblicazioni economiche di traduzioni e classici della letteratura. Dal suo esempio anche altri editori iniziarono a pubblicare collane economiche a prezzo fisso: I corvi dall’editore Dall’Oglio-Corbaccio, la Biblioteca Universale Rizzoli (BUR), Universale economica Feltrinelli, I Delfini di Bompiani. Il tascabile più noto in assoluto vede la luce però nel 1965 con la pubblicazione del primo Oscar Mondadori. Gli Oscar catturarono subito l’attenzione del pubblico non solo per il prezzo fisso molto ridotto ma per la presenza puntuale in edicola ogni settimana e per un catalogo con tutti i successi editoriali di narrativa degli ultimi anni. Visto l’enorme successo degli Oscar tantissime case editrici decisero di ripubblicare parte del proprio catalogo in formato economico: I grandi libri Garzanti, I tascabili Sansoni e molti altri. La necessità di mantenere prezzi bassi spesso però va a discapito della qualità (sia di contenuto con traduzioni grossolane, prive di note, sia di materiale) facendo sorgere l’idea del tascabile come una volgarizzazione del libro. Questo aspetto, unito a un esubero di pubblicazioni editoriali portarono nel giro di un anno al crollo delle vendite costringendo molti editori a rinunciare alla pubblicazione di tascabili e mantenendo attive sul mercato solo le collane più prestigiose.

Grazie alla loro presenza in edicola i tascabili riuscirono a raggiungere un pubblico più ampio e svolsero un ruolo fondamentale nell’alfabetizzazione. Negli anni settanta il tascabile raggiunse anche gli studenti, diventando così un utile strumento di studio; non più solo narrativa e classici, ma le case editrici iniziarono a pubblicare anche piccoli manuali con apparati critici, curati spesso da esperti. Ciò comportò la perdita in parte di una delle caratteristiche fin ora fondamentali, il prezzo basso e fisso, ma mise fine all’idea dispregiativa del tascabile come una riduzione del libro, dandogli un nuovo riconoscimento da parte dei grandi lettori. Molte case editrici decisero dunque di pubblicare solo in formato tascabili, altri invece ricorsero al tascabile per le ristampe di opere di grande successo (da qui l’errata idea che il tascabile sia sempre una riedizione).

Diversi editori si sono nel tempo uniti creando delle case editrici specializzata in pubblicazione di tascabili a cui passare i loro prodotti; esempio emblematico è TEA (Tascabili degli Editori Associati) nata nel 1987 ad opera di Mario Spagnol, Gianni Merlini e Luciano Mauri, che pubblica in edizione tascabili i libri degli editori associati: Corbaccio, Garzanti, Guanda, Longanesi, Nord, Salani, Ponte alle Grazie).

Grazie a questo nuovo riconoscimento il tascabile si liberò del formato “da tasca” essendo pubblicato anche in formati più grandi. Apripista di questa seconda ondata è la Newton Compton con la Biblioteca Economica che si svilupperà poi nelle Centopagine-Millelire e i Mammut (grandi raccolte con tutte le opere di un autore a 9900 lire). L’esempio sarà seguito dalle grandi case editrici con la nascita de I miti Mondadori e i Superpocket di Gems. Viene ripresa anche l’idea del tascabile come utile oggetto di studio grazie soprattutto alle pubblicazioni parascolastiche come i famosi “Bigini” editi dall’Editrice Bignami.

Attualmente dunque è molto difficile distinguere un tascabile perché non più strettamente vincolato dalle sue caratteristiche originarie. Sul mercato ci sono tascabili “di qualità” con una maggior cura di contenuto e grafica, e tascabili “popolari” con un prezzo più contenuto, solitamente una grafica appariscente ma privi di paratesto critico o un’elevata cura grafica/redazionale. Non tutti i tascabili sono riedizioni e non tutti i libri di formato ridotto e con prezzo contenuto sono tascabili.

Trovare il bandolo della matassa non è per nulla semplice ma di una cosa possiamo essere certi: per la sua versatilità il tascabile è tutt’oggi un tassello importante del mercato editoriale.


Pubblicato in CONOSCENZE il 03/12/2020