Disastro del Vajont

Sessant'anni fa, la sera del 9 ottobre 1963, una frana gigantesca crollò dalle pendici del monte Toc finendo nel bacino artificiale del Vajont. Si sollevarono tre enormi onde che distrussero tutti i centri abitati lungo del sponde del lago nel comune di Erto e Cassoche e superarono il coronamento della diga riversandosi nella valle del Piave e distruggendo il paese di Longarone ei i comuni limitrofi. Ci furono in totale 1.910 vittime in quello che si ricorda come una delle più grandi tragedie del nostro Paese. A distanza di 60 anni ci sono ancora molti gli interrogativi ancora da chiarire anche se sembra che il disastro sia dovuto a una serie di eventi e cause concatenenti tra loro: l'innalzamento delle acque del lago oltre la quota di sicurezza, le forti piogge dei mesi precedenti, negligenze nella costruzione, mancata manutenzione. E' stata aperta un'indagine che ha condotto a un processo durato dal 1968 al 1972 con l'incriminazione di alcuni dirigenti e ispettori lasciando però aperte diverse questioni.

Proponiamo alcuni titoli usciti negli ultimi anni sull'argomento.

1

Vajont senza fine

Passi Mario
Editore: Baldini + Castoldi
Reparto SCIENZE SOCIALI
Sottoreparto SOCIETA', COMUNICAZIONE, MASS MEDIA
La notte del 9 ottobre 1963 Mario Passi fu svegliato dalla redazione dell’«Unità» e mandato a seguire la tragedia del Vajont, dove fu il primo giornalista ad arrivare la mattina successiva. Raccolse le testimonianze dei superstiti, persone sconvolte, ragazzi rimasti soli, genitori che avevano perso i figli. Un’esperienza umana e professionale che lo toccò nel profondo. Pochi istanti e duemila persone morirono in una guerra che non seppero di avere combattuto. Oggi, a sessant’anni di distanza, il racconto di quella storia, per il quale Marco Paolini – il cantore teatrale del Vajont – ha scritto delle singolari «Istruzioni per l’uso», torna in libreria. La storia di un’esclusione di popolazioni da scelte che mettevano in gioco le loro vite. La costruzione di una diga, un bacino idroelettrico, una frana gigantesca che si apre sul fianco della montagna. E la decisione di correre un rischio calcolato, di andare avanti comunque: fino al disastro. Una storia che purtroppo si è spesso ripetuta e continua a ripetersi. Allora venne definita la maggior catastrofe mai accaduta in Italia in tempo di pace, dopo il terremoto di Messina. Ma, a differenza del terremoto, non si trattò di un’aggressione improvvisa della natura. Fu una tragedia a lungo preparata dagli uomini, il frutto di un sistema. Questo libro ne ripercorre la genesi.
2

Stramalora

Cibotto Gian Antonio
Editore: La nave di Teseo
Reparto SCIENZE SOCIALI
Sottoreparto SOCIETA', COMUNICAZIONE, MASS MEDIA
Il telefono di Gian Antonio Cibotto squilla all’improvviso in una sera di ottobre del 1963: il giornale lo incarica di raggiungere la valle del Piave, dove una frana ha lanciato una montagna d’acqua oltre la grande diga del Vajont, fino a investire i paesi sottostanti. Per il “poeta delle acque”, che aveva già raccontato l’alluvione del Polesine del 1951, è un incubo che si rinnova. Tra i primi ad accorrere nel paesaggio trasformato in una distesa inerte di fango, Cibotto raccoglie le grida dei superstiti, la concitazione dei soccorritori, il dolore di chi è rimasto solo. Il suo sguardo da narratore partecipa alla tragedia scoprendo l’umanità degli abitanti di una valle maledetta, inseguendo nelle voci da osteria il disincanto, la speranza, lo sdegno. Dopo i primi, tempestivi, resoconti giornalistici che questa edizione ripropone in appendice, per quasi vent’anni Cibotto terrà in un cassetto il racconto delle ore a Longarone, troppo grande è il dolore per quella ferita. Un dolore che solo la scrittura di questo libro - insieme letteratura, testimonianza, canto civile - riuscirà, in qualche modo, a riscattare.
3

Mai più Vajont 1963/2023. Una storia che ci parla ancora

Di Stefano Paolo; Iacona Riccardo
Editore: Fuoriscena
Reparto SCIENZE SOCIALI
Sottoreparto STORIA
Sessanta anni dopo, Paolo Di Stefano del «Corriere della Sera» e Riccardo Iacona, conduttore di Presadiretta (Rai 3), raccontano il disastro del Vajont, «il più clamoroso degli eventi quasi-fotocopia» che hanno segnato il nostro Paese, scrive Di Stefano. Nella tragedia del Vajont c’è tutto. Il ruolo del giornalismo, con le grandi firme dell’epoca impegnate a commentare e a ricostruire i fatti, testimoniando il dolore dei superstiti con pezzi spesso memorabili («Non sono sepolti vivi, sono sepolti morti… Meglio non mentire. Facciamo i cronisti in un cimitero», scrisse Alberto Cavallari). In questo libro, per la prima volta sono raccolti gli articoli e i reportage più importanti sul caso. E ancora, la lunga battaglia giudiziaria, le strumentalizzazioni politiche, l’indifferenza fino al disprezzo per la gente comune, le connivenze tra funzionari pubblici e gruppi industriali. Perfino un caso clamoroso di occultamento a sfondo non solo politico ma anche sessista, quello della giornalista Tina Merlin le cui denunce ben prima dei tragici fatti non solo rimasero inascoltate ma le procurarono pure una querela (che non riuscì a fermarla). Infine, la lezione del Vajont, esemplare e urgente, con la crisi ambientale che incombe e minaccia il nostro futuro, mentre nessuno sembra davvero voler invertire la marcia. Per tutte queste ragioni il disastro del 9 ottobre 1963 è una storia potente che ci parla ancora. Già allora i pericoli erano noti. Tecnici, dirigenti, funzionari governativi, popolazione locale sapevano tutto. Non bastò. Scrisse Lodovico Terzi su «Panorama» nel 1967: «Ci chiediamo se il Vajont non sia stato soprattutto una catastrofe morale, un test che, al prezzo terribile di duemila vite umane, ha dimostrato i mali di un gretto affarismo e l’incapacità del Paese di affrontare situazioni di emergenza». Dopo oltre mezzo secolo, sono ancora parole di estrema attualità.
4

La tragedia del Vajont. Ecologia politica di un disastro

Armiero, Marco
Editore: Einaudi
Reparto SCIENZE SOCIALI
Sottoreparto SOCIETA', COMUNICAZIONE, MASS MEDIA
Il 9 ottobre 1963 duemila persone rimasero uccise sulle montagne del Bellunese, travolte dall’onda di acqua e fango sollevata da una gigantesca frana precipitata nel bacino ai piedi del monte Toc. Il Vajont è stato uno dei disastri più tragici della storia italiana recente. Nel 2008 l’Unesco lo ha incluso tra i cinque più gravi disastri ambientali di natura antropica, definendolo «un classico esempio di quello che succede quando gli ingegneri e i geologi si rivelano incapaci di cogliere la natura del problema che stanno cercando di affrontare». In effetti, la diga del Vajont è ancora lì, solo scalfita dalla frana, a dimostrazione che non basta un’opera di alta ingegneria per evitare il disastro; a crollare, infatti, non fu la diga ma la montagna, come d’altronde in tanti temevano. Il Vajont è una storia cruciale per comprendere la storia ambientale – e non solo ambientale – dell’Italia contemporanea.
5

Il Vajont e le responsabilità dei manager

Gervasoni Armando
Editore: Cierre Edizioni
Reparto NARRATIVA
Sottoreparto ALTRA NARRATIVA
Armando Gervasoni sapeva molte cose del Vajont. Nel 1963, prima del disastro, aveva quasi condotto a termine un romanzo ambientato in quei luoghi e in cui il senso di un'imminente catastrofe rivestiva un ruolo fondamentale. Poi la tragedia. Gervasoni scrive, facendosi inquisitore, un nuovo libro che appare soltanto nel '67 con il titolo "Le ombre di Erto e Casso" e resta un documento unico nel suo crudo realismo. Il libro venne riproposto come seconda parte di questo volume. Subito dopo l'apertura dell'inchiesta, Gervasoni, con acume giornalistico, può dire la sua sulle «responsabilità dei manager». Le sue considerazioni, incalzante atto d'accusa contro una certa classe dirigente e la sua "spregiudicatezza", sono quindi raccolte nella prima parte del volume. Ne risulta un libro che va dunque letto e meditato, se non vogliamo che in avvenire, in nome del progresso tecnico, dell’esigenza produttiva, del profitto di pochi o di molti, i nostri stessi figli siano vittime di analoghe tragedie.
6

L'acqua non ha memoria. Storia salvata del disastro del Vajont

Ruzzante, Piero
Editore: UTET
Reparto SCIENZE SOCIALI
Sottoreparto STORIA
È il 9 ottobre 1963. Sono le 22.39 quando una gigantesca frana di roccia si stacca dal monte Toc precipitando nel bacino idroelettrico che chiude il passaggio del torrente Vajont. L’acqua supera il limite di sicurezza dell’invaso travolgendo i paesi intorno al lago, e un’onda enorme scavalca la diga riversandosi nel fondo valle. Interi conglomerati urbani vengono spazzati via, quasi duemila persone perdono la vita. Grazie a una ricerca meticolosa e appassionata, Piero Ruzzante torna in quei luoghi a caccia della memoria ancora sepolta tra le macerie, recupera le voci dei superstiti, analizza le carte processuali, raccoglie documenti rimasti nascosti negli archivi, indaga la verità giudiziaria e civile costruendo una commovente Spoon River di testimonianze. Riemergono così le vicende personali e collettive della tragedia: la storia del carabiniere che si salvò grazie alla chiamata in servizio nel cuore della notte ma che vide la sua famiglia spazzata via, quelle degli operai, delle centraliniste, delle cuoche impegnate alla diga, degli ingegneri che analizzarono la fattibilità del progetto e se ne assunsero la responsabilità, di Tina Merlin e di quanti hanno caparbiamente ricercato la verità, dei geologi che per primi si accorsero del possibile pericolo, degli avvocati che hanno difeso l’Enel-Sade e dei legali di parte civile, fino alle storie degli sfollati che sotto le macerie di uno dei più grandi disastri nella storia d’Italia hanno perso tutto. A sessant’anni dall’esondazione, gli allarmi rimasti inascoltati riecheggiano nel presente come un monito ineluttabile: dobbiamo cominciare ad ascoltare e rispettare la terra che ci ospita, le conseguenze altrimenti saranno catastrofiche.
7

In meno di quattro minuti. Testimonianza sul Vajont: la strage e l'umiliazione

Vazza, Giuseppe
Editore: CLEUP
Reparto SCIENZE SOCIALI
Sottoreparto SOCIETA', COMUNICAZIONE, MASS MEDIA
Appoggiato alla staccionata nel parcheggio di fronte alla biglietteria, aspetto che il gruppo di circa quaranta persone si disponga davanti a me. Inizio a parlare. «Buongiorno a tutti, mi chiamo Giuseppe Vazza, potete chiamarmi Bepi. Oggi dovrei farvi da guida e raccontarvi il Vajont. Però ci tengo a dire che più che definirmi una guida o meglio un informatore, io sono un superstite, sono un testimone che ha vissuto in prima persona la tragedia.» Questo è l’incipit del libro testimonianza di Giuseppe Vazza, sopravvissuto alla drammatica notte del 9 ottobre 1963 quando, In meno di quattro minuti, vide la sua casa, l’attività e gran parte della sua famiglia scomparire inghiottite da un’onda colossale che si lasciò alle spalle: morte, desolazione e disperazione. L’autore conduce il lettore lungo i sentieri della memoria per rievocare quella che è stata una delle catastrofi più sconvolgenti che hanno ferito l’Italia del secondo dopoguerra. Un libro testimonianza e una coraggiosa denuncia del “dopo” narrata con lucida determinazione, alla ricerca di verità ancora avvolte dal mistero. Giuseppe Vazza per cinquantaquattro anni ha custodito nello scrigno del silenzio il suo vissuto, anche quello più intimo, oggi con encomiabile senso civico e generosità ha deciso di raccontarlo per «mettere un piccolo seme nell’animo delle giovani generazioni auspicando che esso possa germinare» dando un senso a un disastro che si poteva evitare.
8

Vajont per non dimenticare

Scortegagna Ugo
Editore: Duck Edizioni
Reparto SCIENZE SOCIALI
Sottoreparto STORIA
Descrizione di alcuni itinerari che hanno come soggetto centrale la diga del Vajont e i luoghi ad essa collegati.
9

Il Grande Vajont

Reberschak, Maurizio
Editore: Cierre Edizioni
Reparto SCIENZE SOCIALI
Sottoreparto SOCIETA', COMUNICAZIONE, MASS MEDIA
Saggi di Maurizio Reberschak, Ivo Mattozzi, Mario Isnenghi, Mario Fabbri, Fiorello Zangrando, Ferruccio Vendramini 'Il Grande Vajont' è l’espressione con la quale i tecnici della Sade chiamavano l’enorme diga che esattamente quarant’anni fa, con la frana del Toc e l’esondazione verso il paese di Longarone, causava quasi duemila vittime. Questo volume, pubblicato nel 1983 e oggi completamente riveduto dagli autori dei vari saggi, rappresenta un inquadramento generale del problema-Vajont (dal punto di vista della cronaca, della legge, dell’informazione, della geologia); ma al tempo stesso non si esime dal levare un forte grido d’accusa nei confronti di una strage ormai dimenticata. Maurizio Reberschak (Venezia 1942), è stato professore di Storia contemporanea nelle Università di Padova e di Venezia. Membro del consiglio dell’Istituto veneto per la storia della resistenza e dell’età contemporanea, si è occupato dei movimenti pacifisti e non violenti (Non-violenza e pacifismo, Milano 1985) e di analisi su società locali (La resistenza nel veneziano, Venezia 1985; Venezia nel secondo dopoguerra, Padova 1993).
10

La rabbia e la speranza

Merlin Tina; Sirena T. (cur.)
Editore: Cierre Edizioni
Reparto SCIENZE SOCIALI
Sottoreparto STORIA
Una consistente raccolta dei più significativi articoli dell’autrice di Sulla pelle viva scritti tra l’inizio degli anni Cinquanta e la metà degli anni Ottanta. Le radici contadine, la dignità del lavoro, il bisogno di verità e giustizia costituiscono la realtà densa, corposa dei suoi articoli. Dai primi scritti di denuncia contro la devastazione del territorio alle inchieste sull’emigrazione, ai vibranti articoli sul Vajont, emerge un impegno civile forte e dichiarato. Il mondo per Tina Merlin è diviso tra quelli che stanno in alto e comandano e quelli che stanno in basso e patiscono. Lei per nascita e per scelta è con questi ultimi. È una di loro, non semplicemente dalla loro parte.
11

Sulla pelle viva. Come si costruisce una catastrofe. Il caso Vajont

Merlin, Tina
Editore: Cierre Edizioni
Reparto SCIENZE SOCIALI
Sottoreparto STORIA
12

La storia di Marinella. Una bambina del Vajont

Da Ros, Emanuela
Editore: Feltrinelli
Reparto RAGAZZI
Sottoreparto Fiction
Dopo la visita al memoriale delle vittime del Vajont, Emanuela Da Ros non è più riuscita a togliersi dalla mente quel quaderno di scuola estratto dal fango, il quaderno di Marinella. E ha sentito la necessità di far rivivere quella bambina e i suoi sogni, perché i bambini di oggi sappiano che cos'è successo allora e non si ripetano gli errori del passato. Età di lettura: da 10 anni.
13

Ti racconto il Vajont-Ti conti il Vajont

Bello, Donatella (cur.); Pozzebon, Tamara (cur.); Facini Linda (cur.)
Editore: Società Filologica Friulana
Reparto RAGAZZI
Sottoreparto Fiction
Quaderno didattico con percorsi, divisi per unità, dedicati agli allievi di scuola primaria e secondaria di I grado, per conoscere e valutare gli eventi accaduti e comprendere meglio il presente e pensare al futuro in modo più consapevole.
14

Dalla montagna il tuono. Vajont Sessantatre

Percivale, Tommaso
Editore: Einaudi ragazzi
Reparto RAGAZZI
Sottoreparto Fiction
All'ombra della diga più alta del mondo si dipana una tela di imbrogli e segreti che nessuno ha il coraggio di svelare. Solo una giovane donna, figlia della montagna, ha la forza di scagliarsi contro i soprusi della SADE. «Quelli della diga» stanno devastando la vita e la bellezza del Vajont e non si fermeranno davanti a nulla. Con un passato da combattente partigiana, Tina Merlin sa che la forza della giustizia è capace di cambiare il mondo. Decisa ma riservata, schietta ai limiti dell'aggressività ma onesta fin nelle ossa, Tina è una giornalista vera, che indaga e denuncia. Le sue domande sono capaci di scuotere le coscienze, le sue parole sono pugnali che squarciano il muro della menzogna. Tina si schiera con l'anima e il cuore al fianco della gente del Vajont. Capisce che gli imbrogli dei signori della diga nascondono una minaccia mortale. Il disastro incombe e nessuno fa nulla per evitarlo. Quante vite umane servono per ottenere un buon profitto? Una storia di lotta, coraggio e rabbia, ai piedi di una montagna che guarda e vede, e non sarà capace di perdonare. Età di lettura: da 12 anni.
15

Vajont, 9 Ottobre '63 - Orazione Civile

Paolini, Marco <1956- >
Editore: Rai.Com
Uno spettacolo teatrale di grande successo. Un film-verità che è insieme memoria, documento, creazione, denuncia minuziosa. Trasmesso da RaiDue nel trentaquattresimo anniversario della tragedia del Vajont, avvenuta il 9 ottobre del 1963. Un successo clamoroso. Tre milioni e mezzo di telespettatori.

Pubblicato in DATI il 10/10/2023